Curcuma e malattie autoimmuni: tutto quel che bisogna sapere

Come molti sanno, la curcuma è una spezia che svolge un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario: per conoscerla in maniera approfondita, è necessario concentrarsi sulla curcumina, che è il pigmento che viene estratto dalla pianta della curcuma. Caratterizzato da una colorazione che oscilla tra il giallo e l’arancione, questo pigmento è peculiare della radice, che in cucina viene utilizzato in particolar modo attraverso il curry. La classe dei curcuminoidi include polifenoli che sono noti per la loro azione antinfiammatoria, antitumorale e antiossidante. Anche per questo motivo, la curcuma è analizzata per il trattamento di diverse patologie infiammatorie, tra cui le malattie autoimmuni.

Quando e come consumare la curcuma

Come può consigliare un nutrizionista a Roma, il ricorso alla curcumina dovrebbe essere evitato dai soggetti che soffrono di calcoli alla cistifellea: la curcuma, infatti, agevola la sua contrazione, e di conseguenza favorisce il rilascio della bile, da cui potrebbero derivare dolori particolarmente forti. Nel caso in cui non ci siano calcoli, tuttavia, la curcumina pare essere in grado di svolgere un’azione di protezione rispetto al fegato e anzi sembra contrastare la comparsa dei calcoli stessi: impedisce, infatti, il ristagno di bile, dal momento che è responsabile di uno svuotamento regolare della cistifellea. Gli effetti benefici che ne derivano sono due: da un lato la prevenzione di tumori, e dall’altro lato la prevenzione della deposizione dei calcoli.

La curcumina fa bene o no?

Chi suggerisce a priori di consumare la curcuma non rende un buon servizio alla corretta informazione, in quanto è opportuno di caso in caso valutare l’individualità. Una ricerca che è stata diffusa attraverso International Immunopharmacology pochi mesi fa ha registrato l’importanza dell’impiego della curcumina per le patologie autoimmuni, evidenziando il meccanismo di azione che contraddistingue il suo funzionamento. Sembra, in sostanza, che essa sia un immunomodulatore molto potente, in grado di regolare l’attivazione dei linfociti Th17, che sono delle cellule immunitarie che svolgono un compito molto importante per ciò che concerne la patogenesi delle malattie autoimmuni. La produzione di citochine infiammatorie viene ridotta dal trattamento con curcumina.

Senza entrare troppo nello specifico di dettagli scientifici che non sarebbero facilmente comprensibili a chi non ha una preparazione adeguata in merito, la ricerca in questione non può essere ritenuta universalmente valida e applicabile a chiunque abbia a che fare con patologie autoimmuni. Nulla vieta, in ogni caso, di assumere la curcumina allo scopo di testare i suoi eventuali effetti benefici (a meno che non si sia in presenza di calcoli alla cistifellea, come si è già detto). Ad ogni modo, la sola precauzione che è opportuno adottare è quella di non consumare la curcuma insieme con il pepe nero: quest’ultimo, infatti, ha la caratteristica di aumentare l’assorbimento della curcuma in modo molto significativo, addirittura fino al 2000%. Insomma, affinché non si debba fare i conti con una dose troppo elevata di curcumina, che si potrebbe rivelare tossica, è meglio usare o la curcuma o il pepe, non mescolandoli.

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